Il calcio è il minerale maggiormente rappresentato nell’organismo umano (nell’adulto 1,2 kg circa). Il 99% è presente nello scheletro e nei denti, il restante 1% ripartito tra tessuti moli e liquidi extracellulari. Nello scheletro è presente nei cristalli di idrossiapatite che contengono oltre al calcio fosforo e magnesio, ovviamente in quantità diverse. Ha quindi un importante ruolo strutturale e lo scheletro ne costituisce una riserva per il nostro organismo. Questa riserva permette il mantenimento delle concentrazioni plasmatiche di calcio, grazie all’azione omeostatica svolta da ormoni calcio-regolatori: paratormone, calcitrolo e calcitonina.
Nei tessuti molli e nei liquidi extracellulari il calcio svolge tantissime funzioni altamente specializzate: trasmissione dell’impulso nervoso, contrazione muscolare, regola la permeabilità delle membrane cellulari, regolazione della pressione sanguigna, funge da messaggero intracellulare, agisce nel processo di coagulazione, ecc… Quindi, anche se è presente in piccola percentuale è importantissima la sua disponibilità costante per i vari tessuti.
Non tutto il calcio che noi introduciamo viene assorbito. Si stima che circa il 35-45% della quota introdotta viene assorbita e ovviamente questa variabilità nell’assorbimento potrà dipendere da tanti fattori tra cui lo stato fisiologico e ovviamente la qualità della dieta e la tipologia di fonte da cui noi introduciamo il calcio. Non è solo l’alimento che fa la differenza, ma è la qualità della dieta totale che permette un corretto assorbimento del minerale.
Ci sono alcune condizioni che favoriscono la biodisponibilità del calcio. La vitamina D è importante per favorire l’assorbimento di calcio, ma anche la presenza di zuccheri (in particolare il lattosio), di alcuni amminoacidi, ma anche un aumento del pH.
Al contrario ci sono sostanze presenti soprattutto nel mondo vegetale, che ne riducono l’assorbimento perché si legano ad esso e creano dei complessi difficilmente assorbibili: gli ossalati, i fitati e alcune frazioni della fibra alimentare.
C’è da dire che il nostro microbiota intestinale è in grado di degradare quei composti che eventualmente complessano il calcio. Alcuni dei composti indigeribili a cui il calcio è legato possono essere degradati ad opera della flora batterica intestinale.
Il calcio è fondamentale e essenziale per tanti motivi, ma soprattutto per un organismo in crescita, che deve la sua crescita anche all’introduzione di calcio, quindi alla mineralizzazione ossea. Ma anche in altre situazioni è importante, come ad esempio nella gravidanza, in cui le necessità di calcio aumentano. Per nostra fortuna, l’organismo è in grado di modulare la sua capacità di assorbimento anche in funzione dello stato fisiologico. La percentuale di assorbimento del calcio generalmente è più elevata, rispetto a quella media dell’adulto, in quelle fasi di vita in cui il calcio è più importante, va però in diminuendo con l’aumentare dell’età.
Si possono avere situazioni di carenza di calcio. Una deficienza cronica, soprattutto nella prima fase di accrescimento, può in seguito determinare una ridotta densità minerale dell’osso rispetto al picco di massa ossea, raggiunto tra i 20 e i 30 anni. Dopo questo picco si verifica, indipendentemente dai livelli di introduzione di calcio, una graduale riduzione della densità minerale dell’osso. Questo significa che quanto più noi riusciamo a depositare calcio nel nostro tessuto osseo in questa fase (20/30 anni) tanto minore sarà la probabilità o l’età in cui potremo andare incontro al rischio di osteoporosi.
Nel momento in cui ormai si è instaurata l’osteoporosi la supplementazione di calcio non serve ad aumentare la mineralizzazione ossea, non c’è la possibilità di aumentarla, ma c’è la possibilità di contrastare lievemente la perdita che inevitabilmente si ha con l’età.
Le condizioni che portano a deficienza di calcio sono tante:
- deficienza di vitamina D;
- sindromi da malassorbimento (come ad esempio il morbo celiaco, il morbo di Crohn, l’intolleranza al lattosio);
- disfunzioni renali;
- disordini ormonali (ad esempio la carenza di estrogeni);
- insufficiente apporto con la dieta.
Gli eccessi di assunzione di calcio sono rari e si possono verificare, ad esempio, a seguito di inappropriata somministrazione di vitamina D. Un eccesso di calcio crea problematiche soprattutto a livello dei sistemi deputati alla sua escrezione, e quindi il rene. L’eccesso di calcio può creare una condizione in cui il minerale compete con l’assorbimento degli altri minerali e questo può portare ad un minore assorbimento di ferro e di zinco.
Le fonti di calcio, in Italia, sono principalmente il latte e i suoi derivati ma non ci si deve dimenticare che anche l’acqua può essere una fonte di calcio dato il suo elevato consumo. Il contenuto di calcio nelle acque potabili è però molto variabile con un intervallo che può andare da pochi milligrammi a 400 mg/L. Con molta probabilità l’acqua del rubinetto è molto più ricca di calcio di quella minerale acquistata nei supermercati.
I LARN fissano l’assunzione raccomandata per la popolazione adulta a 1 grammo di calcio al giorno. Consigliano poi di aumentare a 1,2g dopo i 60 anni.