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La favò valdostana

Questa ricetta apre le danze ad una nuova rubrica che ha l’ambizione di proporre ricette regionali tradizionali parzialmente modificate al fine di renderle nutrizionalmente equilibrate per un piatto unico.
Le grammature indicate nella ricetta sono indicative per dare un’idea delle proporzioni tra gli ingredienti e i nutrienti, ovviamente non possono essere uno standard adatto ad ogni soggetto.

Grazie alle ricerche svolte da Slow Food Editore ecco qualche curiosità sulla ricetta: la Favò è una zuppetta tipica della tradizione valdostana i cui natali sono attribuiti a Ozein, una frazione di Aymavilles, città a pochi kilometri da Aosta.
Si tratta di un piatto unico cucinato tradizionalmente con fave fresche (da cui il nome), fontina, salsiccia e pane nero abbrustolito nel burro, a cui si aggiunge pasta corta.

Il pane nero, o pan ner, occupa un posto di rilievo nella tradizione della Valle d’Aosta. Si tratta di pagnotte in cui viene usata una grandissima quantità di segale che venivano preparate una volta l’anno. Questo perchè la produzione del pane seguiva la semina e la raccolta dei cereali, coltivati in Valle d’Aosta in particolari terrazzamenti a 2000 metri di altitudine. Queste pratiche agricole stabilivano lo scorrere del tempo sul calendario. La semina avveniva a settembre, la mietitura a luglio dell’anno dopo e prima che la segale fosse pronta per essere macinata trascorrevamo tre mesi. Il giorno di San Martino, l’11 novembre, sanciva il primo giorno di panificazione. La cottura dei pani era un gesto collettivo che si protraeva fino alle feste natalizie. Una volta cotto, il pane veniva lasciato ad essiccare in apposite rastrelliere di legno chiamate ratelé. La consistenza così ottenuta era rafferma ma non stantia, per cui c’era bisogno di forza e un apposito strumento, il cocapan, per poter aprire le pagnotte e utilizzarle in cucina. Ecco che i tocchetti di pane nero trovano posto in una zuppa molto sostanziosa, non come accompagnamento, come nel caso della pasta, ma come ingrediente principale. Le varianti dipendono dalle famiglie per cui c’è molta varietà in questa ricetta.

Ingredienti per 1 persona:

Fave fresche: 150 g

Pane nero ( o integrale): 60g

Pasta (ditali): 40g

Fontina (o formaggio grattugiato): 10g

Sedano: 30g

Carote: 30g

Cipolle: 30g

Aglio: uno spicchio

Salvia: q.b.

Pomodori pelati o passata: 50g

Olio d’oliva: 5g

Burro: 5g

Preparazione:

Sgusciate le fave e mettetele in pentola con poca acqua fredda, solo fino a coprirle per poco e lasciarle cuocere per circa 30 minuti.

Tagliare il pane a cubetti, far sciogliere il burro in una padella, fino a quando ha raggiunto il color nocciola, e far soffriggere il pane per pochi secondi.

Pulire le verdure e tritarle, unire uno spicchio d’aglio schiacciato e la salvia. Far soffriggere il tutto fino a che la cipolla risulta bionda, a quel punto togliere la salvia e l’aglio e aggiungere la passata di pomodoro. Cuocere per circa 7 minuti, fino a quando il sugo si è addensato. Quando le fave risultano quasi pronte (dovranno risultare quasi asciutte) far lessare la pasta e aggiungerla alle fave. In seguito unire il sugo di verdure e pomodoro e la fontina tagliata a dadini. Mescolare bene, aggiungere il pane e servire.

In questa ricetta le fonti di carboidrati sono il pane nero e la pasta;

la fonte proteica sono le fave (i legumi sono sempre da associare ai cereali per far sì che l’apporto di amminoacidi sia completo);

le fonti lipidiche sono l’olio e il burro;

La verdura utilizzata in questa ricetta non è tantissima, ma l’importante è la dieta nel suo complesso, per questo vi ricordo di aggiungere un frutto a fine pasto.

Di seguito un grafico esemplificativo dei valori nutrizionali di questo piatto valdostano:

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